MAXI SEQUESTRO DI ARMI

Il Gip: "L'arsenale appartiene a ultrà interista arrestato e al capo della Curva Nord Beretta"

Rinvenute nel magazzino di Cambiago 54 armi. "Quadro inquietante, escalation preoccupante degli ultras"

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È un "quadro inquietante", quello emerso col ritrovamento nei giorni scorsi di una "santabarbara" in un magazzino a Cambiago, nel Milanese, tra cui "un fucile AK 47", una "mitragliatrice Uzi" e "tre bombe a mano". Uno scenario "che lascia intravedere una proiezione criminosa" degli ultras "ancora più preoccupante" di quella venuta a galla con l'inchiesta milanese "doppia curva", in cui si è contestata l'associazione per delinquere anche aggravata dal metodo mafioso. Lo scrive il gip di Milano Domenico Santoro nel provvedimento con cui ha disposto il carcere, su richiesta dei pm Paolo Storari e Sara Ombra, per il presunto custode delle armi da guerra, l'ultrà interista Cristian Ferrario. Per il giudice la "disponibilità" di quel "salone" e di quell'arsenale è "ascrivibile" a Ferrario e al capo ultrà della curva Nord Andrea Beretta, in carcere dal 5 settembre per l'omicidio dello 'ndranghetista Antonio Bellocco e che da giorni ormai sta collaborando coi pm. "Quale la destinazione di armi da guerra - si chiede il gip - di bombe a mano dall'elevatissima capacità offensiva, di giubbotti antiproiettile, di materiale utile per veri e propri agguati?".

Nell'ordinanza del giudice vengono elencati, uno ad uno, i 54 'pezzi' trovati nel magazzino, tra cui anche "segni distintivi e contrassegni della Polizia" contraffatti, un "fucile semiautomatico", puntatori laser per fucili, "munizioni".

Gli inquirenti sono arrivati a quel box "nell'ambito di attività info-investigativa", viene scritto, e parti del provvedimento, come l'interrogatorio dell'arrestato, sono omissate. Da giorni ormai Beretta ha scelto di collaborare coi pm, anche per ricostruire, pare, l'omicidio dello storico capo ultrà Vittorio Boiocchi del 2022, finora irrisolto. Quel magazzino, come ricostruito negli atti, era stato affittato in nero da una persona "a Cristian e Andrea", stando a una testimonianza, "circa 5-6 anni fa". Le armi e tutto il resto sono stati trovati dagli investigatori in "alcuni armadietti". Le bombe a mano, "a frammentazione antiuomo" di "produzione jugoslava", erano dentro "una scatola aperta". Ferrario, interrogato dal gip, ha riferito che lui di quelle armi non sapeva nulla e che lui faceva "un po' il tuttofare di Andrea". E ha aggiunto: "Beretta è sempre stato una persona protratta a vantare di avere degli arsenali di armi. Si è sempre vantato. Secondo me era una proiezione futura". Ferrario viveva in un appartamento, vicino al magazzino, di una "società riconducibile" a Beretta, la "We are Milano". Il giudice ricorda come Ferrario, stando agli atti dell'inchiesta "doppia curva" che ha portato agli arresti di fine settembre, si fosse messo a disposizione anche come presunto prestanome per Beretta e Bellocco. Non solo, dunque, come "custode" di "micidiali armi da guerra". Per il giudice ora, con le indagini, vanno accertati "i canali di approvvigionamento dell'arsenale" e pure "l'eventuale utilizzo, affatto da escludere, di talune delle armi in episodi delittuosi". Come nell'omicidio di Boiocchi, anche se allo stato non risulta che una delle armi recuperate a Cambiago sarebbe quella che ha sparato.