"Concludo oggi un capitolo doloroso, ma spero che questa mia voce possa offrire supporto a chi sta attraversando esperienze simili. Ognuno di noi merita rispetto, protezione e ascolto. E il silenzio non deve mai essere la risposta". È questo il commento di Jennifer Boldini, pallavolista dell'UYBA Volley, in merito alla sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Busto Arsizio sul caso di stalking che l'aveva colpita alla fine del 2023. Il quarantunenne varesino è stato assolto in seguito a una perizia psichiatrica che ha ufficializzato la sua incapacità di intendere e volere, venendo così sottoposto a libertà vigilata con obbligo di seguire un percorso terapeutico in un centro specializzato.
Il caso era scoppiato nel novembre 2023 quando Boldini aveva ricevuto una serie di messaggi sui social, apparentemente innocui e con riferimenti alle gesta sportive e alla bellezza fisica. Il silenzio dell'alzatrice lombarda ha però scatenato l'ira dell'uomo che ha così dato vita a manifestazioni ossessive e intimidatorie, con insulti e minacce. L'UYBA Volley ha provveduto a sporgere immediatamente denuncia, complice anche l'esperienza già vissuta nel 2019 con Alessia Orro, portando il tribunale a disporre un primo divieto di avvicinamento. Tutto ciò non ha fermato il 41enne varesino che ha ripreso i contatti nella primavera del 2024 costringendo Boldini a vivere nella paura. La perizia psichiatrica ha però attestato l'infermità mentale dell'uomo chiudendo così una pagina particolarmente complicata per l'alzatrice lombarda.
"L’ultimo anno mi ha messa di fronte a una sfida che non avrei mai pensato di dover affrontare. Essere vittima di stalking non lascia segni visibili, ma incide profondamente sulla percezione di sé e sulla capacità di affrontare la vita con serenità. Ogni gesto quotidiano, ogni luogo frequentato, era accompagnato da una sensazione costante di vulnerabilità e impotenza. Mi sono ritrovata a dubitare di me stessa, della mia capacità di reagire e del mio valore come Persona, come Donna. Per cercare di proteggermi, inizialmente mi sono chiusa in me stessa, sperando che con il tempo tutto si risolvesse. Ma quel tentativo di difesa si è trasformato in una prigione emotiva, che mi ha fatta sentire ancora più fragile, incidendo non solo sulla mia mente, ma anche sul mio corpo. Ho iniziato a somatizzare il peso delle emozioni negative che stavo vivendo, rendendomi conto, a un certo punto, che da sola non potevo farcela. È stato allora che ho trovato il coraggio di chiedere aiuto - ha spiegato Boldini su Instagram -. È proprio per questo motivo che ho fortemente voluto parlare oggi. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone e istituzioni che mi hanno supportata, ma so che non tutte le vittime possono contare sullo stesso aiuto, o magari non trovano il coraggio di parlare, come è successo a me all’inizio. Un grazie di cuore a chi mi è stato vicino: alla mia famiglia e alle persone a me care, alla società e alle compagne, all’avvocato e alle forze dell’ordine".