Dove osano le aquile? In Patagonia! Sta per diventare realtà il sogno dei sei giovani alpinisti italiani (due ragazzi e quattro ragazzi) che sono arrivati al fondo - ma sarebbe meglio dire al punto d'attacco - del progetto Eagle Team con il quale il Club Alpino Italiano ha posto le basi per la creazione di una vera e propria nazionale di alpinismo, ancorché priva delle connotazioni strettamente sportive e regolamentari che la disciplina stessa dell'alpinismo rifugge: per natura e per il suo strettissimo e "necessario" legame con un ambiente non assoggettabile a regole di sorta, che non siano quelle del buon senso da parte dei suoi adepti e praticanti. La spedizione guidata da Matteo Della Bordella (responsabile sul campo dell'intero progetto, fin dal suo varo un anno e mezzo fa) è stata giovedì 28 novembre presso la sede centrale del CAI nel centro di Milano. Al tavolo dei relatori, insieme al fortissimo alpiniista varesino (per così dire un habitué della Patagonia) il presidente generale del sodalizio Antonio Montani e quello del CAAI (Club Alpino Accademico Italiano), il biellese Mauro Penasa. In sala, insieme ai vari tutor che hanno affiancato Della Bordella nel percorso di formazione, i quindici finalisti del progetto (tra i quali sono stati scelti i sei alpinisti che voleranno in Patagonia alla fine del prossimo mese di gennaio), che rappresentano il prodotto finale (e l'élite) di un percorso di selezione partito dalle duecentocinquanta candidature iniziali e passato attraverso una prima scrematura a quaranta elementi. La spedizione in Patagonia scatterà giovedì 30 gennaio prossimo, avrà come base la cittadina di El Chaltén (dalla quale "muovono" tutte quelle dirette al gruppo del Fitz Roy e del mitico Cerro Torre) e durerà poco più di un mese: la sua conclusione è prevista domenica 2 marzo. I responsabili del progetto Eagle Team e della spedizione sulle Ande restano al momento giustamente abbottonati sui dettagli del progetto alpinistico che verrà perseguito ma l'idea iniziale è quella di tentare la ripetizione di una via di prestigio oppure di aprirne una nuova sulle montagne patagoniche, senza precludersi nulla in partenza, nemmeno... il Cerro Torre!
© CAI Ufficio Stampa
I sei prescelti rispondono ai nomi di Marco Cordin (trentino, classe 2000), Luca Ducoli (originario di Breno, in provincia di Brescia, classe 2001), Dario Eynard (bergamasco, classe 2000), Giacomo Meliffi (originario di Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, classe 1996), Alessandra Prato (milanese, classe 1995) e Camilla Reggio (torinese classe 1996). Per tutti loro, nessuno dei quali neofita dell'alpinismo, si tratterà della prima esperienza sul granito più famoso del mondo.
Selezionato come detto tra i quindici partecipanti a un intenso corso di formazione in più blocchi (o più propriamente moduli) lungo l'intero arco alpino italiano ma anche francese, svizzero e austriaco il gruppo sarà guidato da Della Bordella e dai tutor Massimo Faletti (Guida Alpina e con Della Bordella fautore del progetto ad alta sostenibilità ambientale Climb&Clean), Luca Schiera (successore di MDB nel ruolo di presidente dei Ragni di Lecco e predecessore di Matteo De Zaiacomo) e Silvia Loreggian, reduce della spedizione femminile K2-70 che la scorsa estate ha celebrato i settant'anni della "prima" assoluta (e italiana) sul K2 del 1954.
Il corso ha avuto una durata totale di quarantadue giorni di uscite in ambiente, vale a dire una decina di giorni in più di quella (prevista) della spedizione in Patagonia e - come Della Bordella ha tenuto a sottolineare nella conferenza stampa milanese - alle lezioni "frontali" è stato preferito un approccio e uno svolgimento per così "circolare" che ha privilegiato la condivisione di esperienze personali, nella direzione della conoscenza reciproca e del rafforzamento dello spirito di gruppo e di un gruppo al cui interno... è stato poi difficile scegliere "solo" sei candidati su quindici. Tra i criteri adottati: le qualità iniziali del singolo individuo, la crescita evidenziata sul piano tecnico e su quello personale, la disponibilità e lo spirito di adattamento.
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"Selezionare i sei alpinisti per la spedizione in Patagonia è stato difficilissimo. Tutti i quindici partecipanti potenzialmente, avrebbero meritato di fare parte della spedizione. Il legame che si è creato in queste settimane è stato incredibile. Ho visto questi ragazzi e ragazze crescere tantissimo, sia tecnicamente che mentalmente. Settimana dopo settimana, sono passati dall’essere quindici sconosciuti a un gruppo affiatato. È stata una crescita collettiva che ci ha arricchiti tutti, me per primo. Ora il pensiero va al futuro, alla Patagonia. Affronteremo un’esperienza unica, su quelle che considero le montagne più belle del mondo. Si sale di livello". (Matteo Della Bordella)
"Il progetto CAI Eagle Team che abbiamo ideato insieme a Matteo Della Bordella e al Club Alpino Accademico Italiano incarna perfettamente i nostri valori fondanti, come la trasmissione delle competenze tecniche dell'alpinismo, il rispetto per l’ambiente e lo spirito di avventura, portandoli verso il futuro. Il Cai Eagle Team rappresenta un modo concreto per dare valore e rilanciare una tradizione alpinistica che affonda negli oltre centosessant'anni di storia della nostra associazione, coniugando tradizione e innovazione. Guardando questi giovani, non posso che sentire un profondo orgoglio: sono il simbolo di un Club Alpino Italiano che sa crescere con loro, ispirandoli a sognare in grande e a vivere la montagna con consapevolezza e rispetto". (Antonio Montani - Presidente generale del Club Alpino Italiano)
"L’alpinismo è un’esperienza che unisce dimensione individuale e collettiva, capace di trasformare profondamente chi la vive. Il progetto CAI Eagle Team ha offerto a un gruppo di giovani talentuosi un’occasione unica: in soli diciotto mesi si è concretizzato ciò che probabilmente avrebbe richiesto anni, alimentando la loro capacità di sognare in grande e porsi obiettivi ambiziosi. Questa capacità è fondamentale per il futuro dell’alpinismo, che si nutre di storie, sogni e sfide condivise. Il Club Alpino Accademico Italiano è orgoglioso di aver contribuito a questo progetto". (Mauro Penasa - presidente del Club Alpino Accademico Italiano)