Nove assenze sono tante, è vero. Ma per la Juve l'emergenza non può essere un alibi. Soprattutto se di fronte hai un Lecce ancora in rodaggio dopo il cambio in panchina e in campo hai giocatori come Conceicao, Koopmeiners, Yildiz e Weah. Gente che dovrebbe spaccare le partite e invece va al trotto, si accende solo a intermittenza e fatica a entrare nel vivo del gioco e a fare la differenza nell'uno contro uno. Dopo i pareggi in bianco con Milan e Aston Villa, al Via del mare va in scena la solita Juve "spuntata" concentrata sul possesso, ma poco verticale e cattiva nelle conclusioni. Una Juve macchinosa, lenta e con poca qualità, concretezza e idee dalla trequarti in avanti.
Al netto dei pali del primo tempo e di un Cambiaso tuttofare, a Lecce gli uomini di Motta hanno confermato le difficoltà sulla trequarti e in zona gol. Sugli esterni Conceicao e Yildiz provano a spingere, ma le loro iniziative spesso sembrano più delle azioni individuali improvvisate che un piano di gioco studiato e codificato per creare la superiorità e innescare occasioni pericolose.
Più dinamico nell'uno contro uno, il portoghese a tratti è una spina nel fianco degli avversari, ma i suoi guizzi non bastano a sfondare se il resto della squadra non lo segue o non attacca la profondità con i tempi giusti. Stessa storia per il turco, che dialoga bene con Cambiaso in fascia, ma resta troppo largo e lontano dalla porta per risultare davvero pericoloso e decisivo.
Discorso diverso invece per Koopmeiners. Fortemente voluto da Motta e Giuntoli per fare la differenza tra le linee, l'olandese continua a viaggiare su standard troppo bassi per il suo livello. Non ancora in condizione, l'ex Atalanta in bianconero non ha ancora trovato il passo e la posizione giusta per incidere: troppo avanti per vedere campo e inventare, troppo indietro per puntare la porta e andare a bersaglio.
Un rebus che tiene un po' incartata tutta la squadra, non dà respiro in verticale alla manovra e rende praticamente inutile la mossa Weah al centro dell'attacco come vice Vlahovic. A ritmi bassi e con troppe palle sporche servite solo dritto per dritto a ridosso dell'area avversaria, del resto, l'americano non può essere l'uomo giusto per battagliare con i centrali spalle alla porta e per lavorare con efficacia in spazi stretti. Tema tattico che contro un Lecce ben organizzato in difesa è emerso chiaramente e che Motta ora dovrà provare a risolvere cercando nuove soluzioni con i pochi uomini a sua disposizione senza perdere d'occhio la classifica. Dopo quattordici giornate, infatti, il Napoli è già a +6 dalla Juve.