I numeri di questa prima Juventus di Thiago Motta stanno facendo innervosire i tifosi: 6° posto in campionato a -6 dal Napoli capolista e con il Milan alle costole, 19° posizione in Champions League a tre giornate dalla fine del maxi girone e soprattutto solo otto vittorie sulle 19 partite giocate complessivamente. Dopo l'ennesimo pareggio a Lecce, sono arrivati anche i primi fischi e le prime contestazioni per un avvio di stagione decisamente al di sotto delle aspettative. Anche chi pensava che cacciando Allegri le situazione sarebbe drasticamente migliorata, sta iniziando a ricredersi. I tanti infortuni sono un alibi reale, ma che non riesce a nascondere alcuni problemi emersi subito. Analizziamoli.
MERCATO PIU' FUMO CHE ARROSTO
Il primo a finire nel mirino della critica è Cristiano Giuntoli. Anche se il saldo economico tra acquisti e cessioni ridimensiona le cifre finali, è pur vero che la Juve quest'estate ha speso tanto, ma non sempre benissimo. In particolare, fanno storcere il naso i 110 milioni di euro (compresi i cartellini di Barrenechea e Iling-Junior) sborsati per assicurarsi Koopmeiners e Douglas Luiz. L'olandese è lontano anni luce da quello ammirato all'Atalanta, dove forse ha dato il suo meglio. Tanti errori da parte sua, alcuni anche tecnici, che fanno dubitare sul suo reale valore. Per non parlare di Douglas Luiz, che per quel poco che si era visto in campo prima dello stop non è un giocatore adeguato alle aspettative della Juve, tanto da essere già finito nei rumors di mercato per gennaio.
E poi le tante uscite pesanti, più o meno volute, come quelle di Chiesa, Rabiot, Szczesny, Kean o Kostic, hanno rivoluzionato la rosa, ma non sono state colmate con arrivi adeguati per ruolo e qualità. Insomma a Torino sono stati chiamati giocatori di un livello pari più potenziale che reale. Giocatori che finora non hanno fatto fare alcun salto di qualità in avanti rispetto al recente passato.
SCELTE DI FORMAZIONE DISCUTIBILI
Anche Thiago Motta, comunque, ci sta mettendo del suo. In primis perché ha avallato tutte le scelte di Giuntoli e poi perché sta dando l'impressione non avere ancora le idee chiarissime. Partendo dal portiere. Continuare ad alternare Di Gregorio e Perin, due numeri uno di pari valore, farà anche bene alla competizione interna, ma non alla chiarezza, anche tra i compagni, in un ruolo così delicato. C'è poi il caso Danilo, messo da parte senza troppi convenevoli per fare spazio al giovane Savona e poi richiamato in fretta e furia per tamponare l'emergenza difesa. Cabal definito dallo stesso Motta "centrale", ma utilizzato soprattutto come esterno, Rouhi gettato nella mischia dal nulla e protagonista in negativo sia nella sconfitta contro lo Stoccarda, sia nel pareggio a tempo scaduto di Lecce. Fagioli accantonato subito per continuare a puntare su un Koopmeiners deludente e la confusione su chi debba prendere il posto di Vlahovic in caso di assenza sua e di Milik. Insomma, di sicuro a Thiago Motta le idee non mancano, ma sarebbe giunto il momento di avere qualche certezza in più su titolari e riserve.
INFORTUNI, NON SOLO SFORTUNA
E poi c'è il caso infortuni. Per qualcuno si stratta di sfortuna, ma visto che la maggior parte sono muscolari, significa che qualcosa è andato storto nella preparazione. E qui l'indice va puntato contro lo staff del tecnico italo-brasiliano. Perché se Bremer e Cabal sono stati colpiti dal destino e Milik ha subito un grave stop in estate con la sua nazionale, lo stesso non vale per Nico Gonzalez, Douglas Luiz, Vlahovic, McKennie, Savona e Adzic, giusto per citare quelli che attualmente sono ancora fermi ai box. Ma se per i due difensori brasiliani la stagione è già praticamente finita, per gli altri si aspettano a breve i loro rientri. O almeno si spera che siano a breve, visto che per alcuni di loro i tempi si stanno prolungando in maniera più che sospetta. Sta di fatto che sabato contro il Bologna potrebbero tornare a disposizione Vlahovic, McKennie e Savona, mentre dicembre potrebbe essere il mese di rientro anche per gli altri, compreso Milik. Il fatto, però, è che per nessuno di loro a oggi ci sono certezze. E questo è grave.