A due mesi dall'infortunio Gleison Bremer sogna la notte di giocare con la maglia della Juventus. Uno stimolo nel sonno che rispecchia la tanta voglia del giocatore brasiliano di mettersi alle spalle il brutto stop subito col ginocchio che ha fatto crack, parole- dette agli Young Reporter bianconeri- che permettono di fare il punto sul recupero: "Ora sto bene, il peggio è alle spalle e mi sto riprendendo piano piano. Ora sono fuori da quasi due mesi e la notte ogni tanto mi sogno la maglia bianconera. È una sensazione bellissima. È una maglia storica che ha vinto tutto. È la squadra più forte d'Italia, quindi è un'emozione unica".
"Parlerò con Chiellini che ha avuto un infortunio come il mio, vorrei capire cosa ha fatto lui per tornare al suo livello" ha detto il brasiliano.
Poi ha parlato del gruppo di Thiago Motta: "Siamo una bella squadra, siamo in tanti. Pinsoglio è un grande, anche Gatti ti fa divertire. Sono fuori da un po’ però abbiamo un gruppo WhatsApp e prima di ogni partita mando loro un bel messaggio. Anche quando sono alla Continassa e faccio la terapia parlo con loro".
"Ho un coach che mi aiuta a livello mentale. Il primo anno che sono arrivato dal Toro alla Juve era diverso, è uno dei club più importanti al mondo e in Italia è il primo. Quindi quando arrivi qui hai tutti gli occhi addosso, ed è normale che sia così, quando fai una prestazione non al top ti criticano tutti pero se lavori bene mentalmente e fisicamente non c'è problema, viene da solo. Quindi devi essere concentrato tanto sul livello mentale e quello ti aiuta” le parole di Bremer.
Agli Young Reporter della Juventus ha poi raccontato l'addio al Brasile per l'arrivo in Italia: "Quando sono arrivato in Italia è stato un periodo un po' difficile, Peró sapevo che tutti vogliono venire in Europa, soprattutto per me che sono difensore, l'Italia è una delle scuole migliori. Sono diventato quello che sono perché ho lavorato tanto e questo mi ha aiutato per quello che sono ora”.
E sul mestiere del difensore ha aggiunto: "Quando ho iniziato facevo il centrocampista, poi ho avuto un allenatore che mi ha messo in difesa e piano piano mi allenavo e lui mi ha spiegato che potevo fare il difensore. E da li in poi ho iniziato il mio percorso da difensore. Noi che siamo difensori e facciamo un intervento bello è un nostro dovere e poi prendi fiducia e piano piano durante la partita cresci come personalità ed è la sensazione più bella per un difensore. Ogni squadra è diversa dall'altra, quindi il calcio di oggi è un calcio moderno e sta cambiando tanto. Prima si difendeva e basta ora il difensore deve giocare bene e si deve adattare. Allenarsi e adattarsi”.