Edoardo Bove e la sua famiglia non hanno preso ancora alcuna decisione sul possibile impianto di un defibrillatore cardiaco sottocutaneo che quindi presupporrebbe un'operazione imminente: la priorità resta quella di capire le esatte cause del malore patito in Fiorentina-Inter, e proprio per questo motivo il 22enne si sta sottoponendo a nuovi esami all'ospedale Careggi di Firenze senza perdere di vista le partite della sua squadra alla tv. Eventuali nuove comunicazioni ufficiali sulle sue condizioni arriveranno solo d'accordo con la struttura ospedaliera e il club viola.
Il defibrillatore cardiaco è un dispositivo che permette di tenere sotto controllo gli eventuali sbalzi del cuore il cui utilizzo è previsto dalle linee guida internazionali per le persone che hanno avuto un arresto cardiaco causato da un'aritmia che ha provocato una fibrillazione.
Nel caso si decidesse, più avanti, di perseguire questa strada, l'avventura da calciatore in Italia di Bove sarebbe da considerarsi conclusa. La normativa italiana infatti, è assai stringente: per avere l’idoneità agonistica devono trascorrere almeno sei mesi dall’impianto e nel nostro Paese viene concessa l’idoneità a chi ha l’ICD solo per sforzi moderati e che non prevedono contatti con gli avversari perché l’impianto potrebbe comunque rompersi.
Diverso il discorso all'estero: in mente viene subito quanto accaduto a Eriksen, ai tempi centrocampista dell'Inter, a Euro 2020. Il danese ha successivamente ripreso a giocare al Manchester United, in Premier League, con tanto di defibrillatore sottocutaneo.