Alla vigilia della sfida di Europa League contro l'Athletic Bilbao, José Mourinho risponde nuovamente a distanza a Pep Guardiola ("lui è un altro nella lunga lista di coloro che vogliono la nostra squadra in League One o in Conference. Ma noi siamo innocenti fino a prova contraria"). "Pep e io abbiamo lavorato insieme per tre anni, ci vogliamo bene - ha detto lo Special One - Non è vero che voglio che retrocedano, è vero che voglio giustizia. Le piccole squadre a volte possono essere penalizzate dal FFP quando sforano i limiti di 5-10 euro. Anch'io ho sofferto a causa dei limiti quando ero alla Roma. Non credo che sia giusto. Ci vogliamo bene, lo sa. Le parole sono una cosa, i sentimenti un'altra. Tutto quello che voglio è giustizia, ma non abbiamo rancori l'uno verso l'altro".
Si arricchisce di un altro capitolo la saga tra Guardiola e Mourinho. Tutto è partito da una frase del manager del Manchester City ("forse alla fine sono simile a José. Solo che lui ne ha vinte tre (di Premier League, ndr) mentre io sei") dopo aver mostrato le sei dita ai tifosi del Liverpool. Piccata la risposta dello Special One ("ha detto che ha vinto sei Premier League mentre io ne ho vinte tre. Ma io ho vinto in modo leale e pulito. Non voglio alzare trofei affrontando 150 cause legali"), con Pep che ha provato a correre ai ripari per metterci definitivamente una pietra sopra, anche perché il momento del City è delicato e non ci sono energie da perdere in polemiche futili. "Il fatto che lui abbia vinto tre Premier e io sei è un dato di fatto - le sue parole dopo il match col Crystal Palace -. Mou si è offeso? Ma l'ho detto assolutamente in buona fede, il mio era uno scherzo per stare al gioco".
Tutto finito? Macché. Mou è tornato alla carica, ha usato parole al miele per il collega e rivale ma la sostanza non è cambiata. Ora la palla ripassa a Guardiola a cui tocca mettere la parola fine, magari ignorando l'ennesima esternazione dell'attuale tecnico del Fenerbahce.