È una Ferrari da... macchina del tempo quella che - nel brevissimo volgere di poche ore - ha chiuso il 2024 con il miglior tempo di Charles Leclerc di Abu Dhabi e si è catapultata nel futuro annunciando la collaborazione tecnica con General Motors per il 2026. Una vera e propria centrifuga spaziotemporale che - a doppio senso di marcia - collega con un filo opportunamente rosso la storia del Cavallino Rampante al suo stesso avvenire. A Yas Marina Leclerc ha preceduto quello che fino a poche ore prima era stato per quattro stagioni il suo compagno di squadra: quasi come se Sainz volesse in qualche modo prolungare il saluto alla Rossa. Anche l'accordo di fornitura della propria power unit e del cambio a GM/Cadillac per il 2026 (che consentirà a Maranello di conservare due clienti alla metamorfosi di Sauber in Audi) ha delle connotazioni che vanno ben oltre il semplice accordo tecnico-commerciale pluriennale ma per forza di cose (e per regolamento) della durata di due anni, lungo i quali nel frattempo la Rossa deve altrettanto necessariamente portare a compimento il senso dell'operazione che ha portato a Maranello sir Lewis Hamilton con tutto il codazzo dei suoi sette titoli iridati: tanti quanti quelli di Michael Schumacher, tanto per ribadire il carico di suggestioni e di aspettative in ballo.
In attesa del debutto al volante della Rossa nel corso del prossimo mese di gennaio intanto Lewis è già "sotto" con le lezioni di italiano e non ci riferiamo (solo) alla nostra lingua. Quarant'anni tondi tondi il "day after" delle imminenti festività (martedì 7 gennaio), Hamilton si prepara ad una full immersion maranelliana peraltro già iniziata strettamente in incognito e intanto cerca casa: a Milano, of course... C'è da prendere contatto con un a realtà completamente nuova dopo un intero decennio di Mercedes ma soprattutto diversa da tutte le altre. C'è anche da stabilire quali uomini del suo attuale entourage continueranno a farne parte. Insomma, c'è del "fine tuning" da fare e magari servirà lavorarci intorno. Niente a che vedere naturalmente con la portata della missione sportiva che lo attende e che non nominiamo, un po' come fanno nel calcio gli allenatori che evitano la peste la parola "scudetto" anche ad aprile inoltrato e con quindici punti di vantaggio sulla seconda.
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Curiosamente, il nome "Andretti" che Formula 2 e FIA hanno praticamente bandito dall'operazione fa ancora bella mostra di sé (Andretti Formula Racing LLC) nel comunicato stampa "corporate" from Maranello, mentre non se ne trova traccia in quello "racing" che ospita anche le dichiarazioni di Frederic Vasseur e del suo collega Graeme London, recentemente annunciato come Team Principal del neonato team che - occore puntualizzarlo - deve ancora ottenere il semaforo verde dall'Organizzatore del Mondiale e dalla Federazione.
Resta l'omaggio alla prima (e ormai remota) associazione tra Ferrari e Andretti nei primi anni Settanta: in Formula Uno e nelle gare di durata. Al volante delle Rosse della massima formula Mario Andretti (che nell'operazione GM/Cadillac conserva un ruolo onorario, una sorta di ambassador a favore di sponsor) corse alcuni Gran Premi tra il 1971 e il 1972, cogliendovi in occasione del Gran Premio del Sudafrica (1971) a Kyalami la prima delle sue dodici vittorie nel Mondiale. Per poi compiere un ritorno ormai... fuori tempo massimo (e altamente emozionale) un intero decennio più tardi, al Gran Premio d'Italia del 1982 (e poi a quello successivo di Las Vegas), al volante della 126 C2 appartenuta a Didier Pironi. Va ancora forte nei gruppi social degli "armchair enthusiasts" più... esperti la straordinaria pole position da "delirio rosso" sulle tribune dell'Autodromo Nazionale, poi trasformata in gara in un terzo posto dietro al compagno di squadra Patrick Tambay e a René Arnoux, alla guida della Renault ma già adottato dai tifosi della Ferrari, della quale il francese sarebbe diventato pilota ufficiale l'anno dopo.
Abbiamo lasciato per ultimo il riferimento più particolare ai legami del Cavallino Rampante con gli Stati Uniti d'America: quello che riporta ancora una volta agli anni Sessanta e al tentativo da parte di Ford Motor Company di assorbire la Ferrari, poi invece entrata nel gruppo FIAT. È curioso ed emblematico considerare come oggi (anzi nel 2026), la Casa di Maranello raggiunga un accordo di collaborazione con General Motors che (insieme alla stessa Ford) fa parte delle storiche "Big Three" dell'Automotive USA insieme a Chrysler, oggi... Stellantis.