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Con lui o contro di lui, Fonseca dice basta: questo Milan non è una squadra

Lo sfogo del tecnico è l'ultimo appello per una svolta che il Diavolo vede ancora lontana

"Il problema è che il mio Milan è una montagna russa. Una volta stiamo bene, l'altra non si sa. Come tirare una moneta, bisogna sempre aspettare di vedere cosa succede per capire". Paulo Fonseca non ci sta, non si arrende ma alza la voce. Non contro gli arbitri stavolta, ma direttamente contro la propria squadra per un atteggiamento, secondo il tecnico, inaccettabile in una partita fondamentale nel cammino europeo. Non è la prima volta, va ricordato, e proprio per questo è inutile negare che questo Milan ha più di qualche problema che lo stesso Fonseca, però, non sta riuscendo a limitare.

La sfida europea contro la modesta Stella Rossa è stata a tratti disarmante per l'approccio e lo sviluppo del gioco e solamente i tre punti finali, arrivati in qualche modo e non certo per meriti acquisiti, hanno evitato sconforto peggiore tra tifosi e addetti ai lavori. Il Milan però è cupo in volto, intristito da una crescita che lo stesso Fonseca si auspica dalla scorsa estate e che adesso, dopo cinque mesi di lavoro, è ancora una chimera. Senza i successi contro Inter e Real Madrid, tanto roboanti quanto inaspettati, si starebbe parlando con tutt'altro peso della stagione milanista con una squadra che non sa mostrare un'anima nonostante gli appelli accorati dalla panchina.

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Ma il problema dove sta? Il tecnico rossonero ha chiarito di volerne parlare nello spogliatoio, ma la sensazione è che la falla nel sistema non sia tanto nell'individuazione del guasto, quanto nella comunicazione dello stesso. Il messaggio trasmesso dallo staff tecnico non viene recepito in maniera chiara, netta, efficace da buona parte del gruppo e nonostante la buona volontà di qualche leader tecnico, l'attenzione sul lavoro da svolgere in settimana e in partita non porta i frutti. L'atteggiamento della squadra a San Siro contro la Stella Rossa è stato inaccettabile e questo Fonseca lo sa.

Il Milan in questo momento è lontano anni luce dal potersi definire una squadra. La sensazione, al contrario, è che buona parte della rosa viva alla giornata, in attesa di lampi di luce o giocate importanti in un clima di mediocrità agonistica non più accettabile per il proprio allenatore che, al netto delle proprie colpe, chiede e non ottiene da settimane diverse risposte da giocatori anche rappresentativi. Se dall'inizio dell'anno però lo stesso Fonseca ha dovuto affrontare questioni delicate - che spesso ha risolto da solo, a modo suo - e continua ad affrontarle, significa che il problema è di fondo e un esame di coscienza collettivo è necessario, per trovare una via di uscita.

Il perché e il come sta allo stesso tecnico provare a trovarli, se non addirittura alla società se il punto di rottura dovesse rivelarsi più profondo di quanto si sospetti. Ora che il sasso bello grosso è stato lanciato tornare indietro è impossibile e la via di mezzo, ovvero la mediocrità fisica, tecnica e soprattutto mentale, non è più una opzione.