BASKET

Ettore Messina a tutto tondo: "Eurolega è uno show, ma non è più sostenibile"

Il coach dell'Olimpia Milano a tratti inedito ("A 65 anni si può migliorare"), ma sempre visionario: "NBA ha tutto per rimettere in piedi il basket europeo"

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Alla vigilia di Barcellona-Olimpia Milano (venerdì 13, ore 20.30, Palau Blaugrana), a parlare tramite le pagine de La Stampa è stato Ettore Messina, coach e President Of Basketball Operations dei biancorossi. Un'intervista piena di contenuti e sfumature, tra la passione politica giovanile e la disillusione della contemporaneità, e soprattutto tantissima pallacanestro. A partire dall'attualità, da un'Armani all'inizio di un percorso di rinnovamento.

"Abbiamo cambiato 8 giocatori rispetto alla scorsa stagione. Non mi aspettavo di vincere la Supercoppa con la Virtus, speravo di partire meglio in Eurolega ma ci siamo ripresi con 7 vittorie nelle ultime 8. Il nostro obiettivo sono i playoff. Navighiamo alla giornata. In LBA i 3 ko sono arrivati dopo i match di Eurolega al venerdì. Facciamo fatica, è un dazio. E non mi si dica "Tanto poi Milano e la Virtus...": io penso gara dopo gara. Nei momenti difficili c’è chi cerca di fare l’eroe, di giocare con la pancia invece che con la testa. Spero che abbiano capito. Nico Mannion? È giovane, ha talento ma non basta. Serve il lavoro".

Proprio in questa Olimpia, Messina ha ritrovato un profilo che ben aderisce alla figura di guida del gruppo che il coach catanese ritiene fondamentale: "Leader è chi si fa un gran culo in campo. Poi parliamo del resto. Bob McAdoo ha fatto migliaia di punti, ma tutti si ricordano di quel tuffo clamoroso per rubare palla. Un leader deve essere inattaccabile da questo punto di vista. Mi piace citare Fabien Causeur, 37 anni: arriva dal Real. Personalità che travalica vittoria o sconfitta. C’è un grande bisogno di giocatori simili".

Grandi personaggi, da Tim Duncan a Kobe Bryant, Ettore Messina li ha incontrati e allenati durante le esperienze da assistente in NBA. Un impatto, col mondo e la mentalità degli Stati Uniti, non indifferente: "Là tutti fanno beneficenza, non solo le persone ricche. Quindi c’è una tendenza sociale a recuperare chi sta indietro, eppure per curarsi servono assicurazioni mostruose che scavano le differenze fino a creare gente come il killer di New York".

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Le colonne de La Stampa riescono anche a cogliere i rimpianti principali di una delle carriere più decorate della storia della pallacanestro, tra esperienze coi club ("Venire via da Madrid, dove peraltro non ho fatto bene, mi è spiaciuto. Madrid è affascinante") e con l'Italbasket ("Il PreOlimpico di Torino 2016 contro la Croazia: un ambiente simile per un match non l’ho mai più rivisto"), che hanno contribuito a trasformare la narrazione di Ettore Messina in un allenatore poco portato all'alleggerire la tensione a bordo campo ("Messina non ride? Ma che cosa ci sarà poi da ridere? E non lo dico solo per il basket. Comunque sì, anche a 65 anni si può migliorare") e a concentrare su di sé ogni decisione "pesante": "Chi lo dice manca di rispetto a chi lavora con me. Io metto l’ultima parola per certe scelte strategiche. E basta".

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Ettore Messina uomo di campo e uomo dietro la scrivania. Con l'autorevolezza e la conoscenza per delineare anche il quadro della situazione politica e finanziaria del basket europeo, che tante speculazioni sta generando negli ultimi giorni: "Eurolega è uno show sul campo, ma non è più sostenibile. In questa diatriba con FIBA può inserirsi un terzo soggetto come NBA, che ha tutto per rimettere in piedi il basket europeo e conciliarlo con quello mondiale". Una soluzione drastica, che potrebbe essere concepibile solo da una persona che ne ha trovate già diverse dai primi anni '80. Dalle giovanili del Basket Mestre all'Eurolega con l'Olimpia Milano. 

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