Gerry Cardinale spiega la strategia con cui sta gestendo il Milan senza rinunciare a lanciare una frecciata ai cugini nerazzurri: "Vincere campionati è un obiettivo importante ma bisogna farlo con intelligenza. L’Inter ha vinto lo scudetto l’anno scorso e poi è andata in bancarotta (il riferimento non è al club ma a Steven Zhang che ha dovuto cedere il passo a Oaktree, ndr)". Il proprietario rossonero, nelle parole rilasciate alla Harvard Business School che ha pubblicato un documento in cui analizza il caso Ac Milan, aggiunge: "Non sto cercando di americanizzare il club, sto cercando di introdurre elementi americani che possano aiutare a portarlo al livello successivo".
Poi Cardinale spiega la cessione di Tonali al Newcastle: "Non lo abbiamo venduto perché ne avevamo bisogno ma perché abbiamo ricevuto un'ottima offerta: abbiamo incassato 70 milioni più un earn-out di 10 milioni, la cifra più alta di sempre in Serie A. E grazie a quella cifra abbiamo acquistato sei giocatori rinnovando la squadra. Non vendiamo per necessità, vendiamo per opportunismo".
Sul nuovo stadio: "Possiamo ristrutturare San Siro o costruirne uno nuovo, per la cifra che spenderemmo nel primo caso potremmo probabilmente fare un impianto moderno che rifletta lo status attuale dei club come società di intrattenimento per eventi dal vivo. Ma costruire stadi in Italia è una sfida".
L'intervista è stata anche l'occasione per ricordare i momenti precedenti l'acquisto del club: "Quando abbiamo acquistato il Milan molti proprietari di squadre sportive americane mi hanno chiamato per dirmi: ‘Sei pazzo’. Mi hanno detto che ‘Non puoi fare affari in Italia’ e ‘È impossibile fare soldi nel calcio europeo’. La maggior parte di coloro che investono in società sportive lo fanno perché sono coinvolti emotivamente. Mettono la vittoria dei campionati al di sopra di tutto il resto e questo spesso li porta a commettere l’errore di pensare che spendere troppo per schierare una squadra di stelle sia linearmente correlato alla vittoria, ma questa è la cosa peggiore che puoi fare come investitore. Abbiamo acquistato il Milan per una cifra che corrispondeva a 3,6 volte i ricavi del club; i nuovi proprietari del Chelsea FC l’hanno acquistato per un multiplo di sette volte i ricavi se si considera l’earn out. Ho portato con me i New York Yankees per una piccola quota di minoranza, data la nostra partnership di lunga data con loro e il nostro desiderio di portare le migliori pratiche degli sport statunitensi in Italia. Penso che il Milan abbia il potenziale per diventare un’azienda da 5 miliardi di euro".
Si è poi parlato di Ibrahimovic e della sua figura: "La maggior parte delle persone considererebbe la sua nomina come una ‘vetrina’ o penserebbe a me come a un proprietario innamorato delle celebrità. È l’esatto contrario: sto cercando persone di livello mondiale che possano renderci migliori. Con Zlatan volevo affermare che faremo le cose in modo diverso perché c’è una legittima necessità di innovazione nel gestire meglio queste risorse. Quindi l’ho assunto per RedBird come operating partner e come senior advisor per la proprietà presso il Milan".
Cardinale ha affrontato anche il discorso della pressione mediatica che c'è in Italia e del rapporto tra calcio e politica: "Ho smesso di leggere i giornali qui, perché possono semplicemente inventarsi tutto. Vedo tutto questo come una catena di valore con diversi componenti. I tifosi fanno il loro lavoro, ma il problema è che la maggior parte degli altri componenti della catena rende più difficile per noi offrire il meglio ai tifosi. I media spesso non aiutano, e nemmeno il governo. Di recente hanno tolto i vantaggi fiscali che ricevevamo quando pagavamo i giocatori, rendendo ancora più difficile per noi competere con altri campionati. In che modo questo ci aiuta? Dovrebbero capire che il calcio è una delle più grandi esportazioni dell’Italia".
Infine, un confronto col passato e col Milan di Berlusconi: "Quello che Berlusconi ha fatto con il Milan mi ricorda ciò che George Steinbrenner ha fatto con i New York Yankees. Entrambi stavano 'comprando' campionati (acquistando i migliori giocatori al mondo per vincerli, ndr). Negli anni ’80 e ’90 era possibile farlo, ma ora non possiamo più permettercelo. Stiamo competendo con club di campionati più ricchi e non possiamo permetterci di pagare i giocatori quanto li pagano loro. Dobbiamo spendere ogni dollaro di capitale in modo più intelligente rispetto ai nostri rivali".