SERIE A

Un 2024 molto nerazzurro con una spruzzata di bianconero

Scudetto quasi da record per l'Inter nell'anno in cui quasi tutti hanno scelto la rivoluzione

di Enzo Palladini

Le pennellate più marcanti sono quelle di nero e di azzurro. Il 2024 del calcio italiano è vissuto prevalentemente nel segno dell’Inter (e anche un po’ dell’Atalanta in campo europeo ma questa è un’altra storia), campione d’Italia e trionfatrice nella prima Supercoppa Italiana versione final four. Un dominio che fino agli albori dell’anno solare sembrava pesantemente messo in discussione dalla Juventus del corto muso, capace di accumulare punti su punti con il minimo sforzo. Un’illusione di bipolarismo svanita proprio quando sono iniziati i calcoli che portavano allo scontro diretto del 4 febbraio, poi vinto per 1-0 dall’Inter a San Siro con autogol di Gatti. Lì è cambiato tutto, lì si è capito che fermare la corazzata di Simone Inzaghi sarebbe stata impresa per cuori forti e cervelli fini.

Prima di tutto però c’è stata proprio la Supercoppa, una sfida per quattro a metà gennaio a Riad. Per l’Inter detentrice della Coppa Italia è stata poco più che una formalità qualificarsi per la finale, battendo 3-0 una Lazio che attraversava un momento complicato (momento che sarebbe poi culminato con l’esonero di Maurizio Sarri sostituito da Igor Tudor), molto più complicato battere il Napoli di Walter Mazzarri (che aveva sostituito in corsa Rudi Garcia), animato da uno dei pochi sussulti d’orgoglio di una stagione da campioni in carica, titolo mai veramente onorato. A sollevare il trofeo, il capitano Lautaro Martinez che a fine stagione avrebbe festeggiato insieme alla seconda stella anche il titolo di capocannoniere del campionato. Finale polemica, con gli azzurri che si ritennero defraudati dall’arbitraggio di Rapuano. Ma intanto un altro trofeo entrava nella bacheca dell’Inter, il quinto della gestione Inzaghi.

Sarebbero diventati sei, i trofei, alla fine della stagione. Forse lo scudetto più prezioso degli ultimi trent’anni, il ventesimo che ha garantito la seconda stella, lasciando al Milan fermo a quota 19 l’obiettivo di dover pareggiare, prima o poi. A rendere ulteriormente più esaltante la cavalcata nerazzurra hanno contribuito il luogo e l’avversario. La festa è andata in scena il 22 aprile 2024 a San Siro, al termine di un derby vinto per 2-1 in casa del Milan. Ma a quel punto era chiaro che l’Inter fosse la squadra più forte del campionato. Si trattava solo di stabilire quale potesse essere il giorno giusto per scatenare la festa e il destino ha deciso di farla avvampare proprio nel giorno più bello.

A un certo punto sembrava che l’Inter potesse attaccare quota 100 punti, obiettivo fallito per poco a causa di una comprensibile frenata seguita alle feste. Alla fine, i punti sono stati 94 e la curiosità è che quei 6 punti mancanti per la cifra tonda sono stati causati da una doppia sconfitta contro il Sassuolo (poi retrocesso), sia a San Siro che a Reggio Emilia. Ma 94 punti è comunque la quarta performance di sempre se si considerano i campionati a 20 squadre. Per l’Inter anche il miglior attacco con 89 reti segnate e la miglior difesa con 22 reti subite. Con + 67 reti, miglior differenza dei cinque top campionati europei. Una stagione trionfale.

Solo in Coppa Italia l’Inter non è riuscita a giocarsela fino alla fine, lasciando andare avanti il Bologna in un ottavo di finale contro il Bologna in cui si cominciò a intuire la voglia di volare degli uomini di Thiago Motta, poi gratificati a fine stagione da una storica qualificazione per la Champions League. All’atto finale si sono presentate la Juventus (salvata da Milik nel ritorno delle semifinali contro la Lazio) e l’Atalanta, giustiziera del Milan nei quarti e della Fiorentina In semifinale.

Il 15 maggio, giorno della finale, il destino di Massimiliano Allegri era già sostanzialmente segnato, ma lo sfogo clamoroso dell’allenatore livornese tra il termine della partita e il post hanno sicuramente accelerato l’addio. Allegri grazie al gol di Vlahovic nei primissimi minuti ha così dato l’addio ai colori bianconeri vincendo un trofeo dopo il digiuno delle due stagioni precedenti. Il nuovo ciclo bianconero era già iniziato con l’arrivo del nuovo capo dell’area tecnica, Cristiano Giuntoli. L’arrivo di Thiago Motta era altrettanto scontato. Molto meno scontati gli esiti di questa operazione, che doveva riportare il bel gioco e le vittorie in casa bianconera ma che per il momento è un cantiere aperto.

Quasi tutte le prime della classifica 2023-24 hanno cambiato allenatore in estate, per una ragione o per l’altra: il Milan secondo (Paulo Fonseca al posto di Stefano Pioli), la Juventus terza (Thiago Motta appunto al posto di Massimiliano Allegri), il Bologna quinto (Vincenzo Italiano al posto di Thiago Motta), la Lazio settima (Marco Baroni al posto di Igor Tudor), la Fiorentina ottava (Raffaele Palladino al posto di Vincenzo Italiano), il Torino nono (Paolo Vanoli al posto di Ivan Juric), il Napoli decimo (Antonio Conte al posto di Francesco Calzona). La Roma aveva confermato Daniele De Rossi ma l’ha cacciato dopo pochissime giornate, dando il via a una girandola poco produttiva. Tra le società che hanno cambiato, solamente il Napoli (spendendo più di tutti sul mercato) ha tratto benefici tangibili dall’avvicendamento. Gli altri stanno cercando ancora la propria identità, a partire dal Milan che dopo l’addio di Pioli non ha avuto pace, perdendo terreno a causa di continue incomprensioni tra Paulo Fonseca e i suoi giocatori. Ma tutto questo è il 2024 che si chiude. Il 2025 è un libro bianco tutto da scrivere.