Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, nel giorno di Natale ha parlato ai canali ufficiali della Serie A: "Era difficile da prevedere il fatto di essere primi in classifica, in virtù anche del mese di agosto che è stato difficoltoso e con qualche sconfitta. Pensare a questa striscia di vittorie e a raggiungere la vetta della classifica non era facilmente preventivabile. L'anno che si sta per concludere è quello della vittoria dell'Europa League".
"In quel momento - ha proseguito Gasperini - ho provato una grande gioia ma non è stata una gioia così differente da quella che provi quando vinci una partita particolarmente difficile. Il tetto delle gioia è sempre quello, quello che era diverso era quello che c'era intorno a noi. Ho visto una città davvero felice che si è lasciata andare a un entusiasmo non preventivabile. È stato bello il percorso di quella Europa League. Non è stata solo la finale di Dublino ma tutto il percorso affrontando squadre che poi hanno vinto nei rispettivi campionati. Ci ha lasciato la sensazione di aver avuto un percorso molto forte. È un luogo comune in cui sembra che i giocatori siano diventati vincenti in quel momento, io non ho mai pensato così. Non lo pensavo prima e non lo penso ora che abbiamo vinto l'Europa League. Vincente lo sei ogni giorno quando superi i tuoi limiti e raggiungi i tuoi traguardi. È un luogo comune che va massacrato, c'è una generazione di frustrati che non trova soddisfazione se non nel momento in cui alza la coppa".
"Bergamo? In nove anni abbiamo fatto tanta strada, sempre in crescendo e con tanto entusiasmo. Con tanti valori forti, con tanto rispetto per i giocatori che sono passati. C'è sempre stato un comune denominatore ovvero la proprietà che ha stabilito questi valori e questi comportamenti. Una città che ha altrettanti valori. C'è stata un'identificazione tra squadra, proprietà e città. La mia qualità migliore è riuscire a intravedere il potenziale di un giocatore che magari lui stesso è più scettico oppure si autolimita. Io gli dò più fiducia di quanto ne abbia lui stesso. A volte bisogna confrontarsi ed essere più duri oppure essere più teneri. Io non ho mai aggiunto niente ai giocatori che già non avessero. Ho sempre cercato di tirare fuori quello che fa parte di loro stessi".
"De Keteleare? E' un ragazzo molto sensibile. Un ragazzo intelligente che si è messo a disposizione e che capisce. È questa è una cosa importante. Quando parli con lui riconosce calcio, riconosce pregi, riconosce difficoltà e lavora per migliorarsi sempre e costantemente. Questa sua disponibilità lo sta portando a migliorare sempre, costantemente. A essere un giocatore sempre più forte. Lookman è un top. Sotto l'aspetto caratteriale ci sono magari giocatori che hanno più continuità e sono più solidi, ma è normale. Anche il ruolo stesso favorisce di più o di meno. Lui deve essere sempre molto in condizione però è diventato un giocatore veramente straordinario, tra i migliori in Europa e al mondo. Perché ha migliorato la sua continuità e per certi aspetti ha incominciate a essere atalantino. Samardzic? E' un giocatore molto giovane che ha evidenziato grande talento ma il calcio non è solo talento. È fatto anche di tante altre componenti. Lui è un ragazzo che dimostra di avere un talento particolare, è visibile a tutti. Starà a lui coltivarlo per farlo diventare continuo, concreto ed efficace".
"I nostri obiettivi attuali? Non possiamo avere obiettivi così lunghi in questo momento e questo forse è il bello del calcio, questo è quello che poi ti permette di fare percorsi come quello della scorsa stagione dove nessuno immaginava dove saremmo atterrati. Non lo possiamo sapere neanche adesso. Cerchiamo solo di portare avanti il nostro volo il più a lungo possibile".