La cosa brutta delle crisi è che senza nemmeno accorgersene diventa un tutti contro tutti. "Tu difendi quello perché l'ha preso quel Ds". "Tu ce l'hai con quell'altro perchè l'ha preso lui" e via con un grandissimo fiume di sciocchezze. Ormai sono vaccinato, quando le cose van male è sempre così, l'ho imparato e sulla mia pelle. So quando son stato troppo buono e faccio autocritica, ma so anche quando cercare a tutti i costi un colpevole sia cosa poco utile. Passati i primi momenti di rabbia, ho percepito il dispiacere negli occhi di Paolo Maldini, come l'ho percepito in quelli di Giampaolo. Dispiacere puro, sincero, per il non riuscire a raddrizzare la rotta di una barca che punta dritto verso scogli e naufragio.
La stessa tristezza che leggo negli occhi dei tifosi che vengono a trovarci a Radio Rossonera, che fanno sacrifici su sacrifici per la loro passione e per sostenere il . La sconfitta con la viola è stata mortificante. Certo, si sa che alla fine - come sempre nel calcio - pagherà l'allenatore, reo di essere andato in totale confusione. Basti pensare all'inizio di stagione con l'assicurazione di poter schierare Suso trequartista, salvo invertire completamente la rotta già post Udinese. Non è l'unica. Credo non sia più il momento di trovare nuove alibi a nessuno, squadra in primis. Un gruppo giovane, è vero, con buone individualità ma che ha assistito passivo agli schiaffoni della Fiorentina, ai fischi dei tifosi e all'abbandono dello stadio da parte della curva. Lo diceva il linguaggio del corpo, ad ogni gol subito non c'era reazione o rabbia da parte di nessuno in campo, ma smarrimento, crollo morale e psicologico. I problemi non sono il modulo o il cambio di un giocatore o due, magari fossero così semplici, qui è un qualcosa di più radicato. E' una questione di valori, di testa, di mentalità, un gruppo di ragazzi fragili che al primo colpo vede i fantasmi sempre e va k.o.
E' un male che non si cura con un trequartista e nemmeno "provando a giocare con questo o quello" (il calcio è molto più elaborato, non un provare...), una situazione che non si risolve mettendo fuori i "vecchi" o inserendo i "nuovi" (prima o poi finiranno queste distinzioni, continuo a crederci..). La squadra non può e non deve avere più alibi, se la dirigenza non crede più in Giampaolo è il momento di cambiare, ma va fatto ora, perché il gruppo va messo una volta per tutte di fronte alla proprie responsabilità. Perché in una sfida a San Siro l'unico che può uscire a testa alta e tra gli applausi non può essere un ragazzino (di grandissimo talento) di 19 anni che si inventa un goal da fuoriclasse o il portiere di 20 che prova a tener su la baracca. Anche perché la baracca sta crollando comunque e prima di puntare il dito verso il colpevole vanno trovati rimedi urgentemente: quella maglia (pesante) merita rispetto, questi colori lo meritano, questo club. Da parte di tutto e tutti. Il tempo delle scuse è finito.