ROMA

Ranieri: "Dybala ha ritrovato il sorriso, ma va salvaguardato"

Il tecnico giallorosso racconta il suo ritorno dopo il successo nel derby: "Crescita notevole"

Comunque andrà il resto del 2025, la vittoria nel derby ha già reso positivo il ritorno di Claudio Ranieri sulla pancina della Roma. E pensare che il tecnico del Testaccio aveva annunciato il suo ritiro al termine della scorsa stagione. “Negli ultimi mesi ho ricevuto più richieste che dopo il trionfo col Leicester. Quando mi sono accorto che c’era ancora voglia di Ranieri, la voglia è tornata pure a me, ma sapevo che l’avrei fatto solo per due squadre, Cagliari e Roma. Mi hanno tirato giù dall’Aventino”, ha detto al Corsport.

E così è arrivato il quinto derby vinto su cinque disputati con la Roma. "Ero contento per i tifosi. La gioia che riesci a donare è più grande di quella che provi. Io non ho paura di dire le cose: abbiamo battuto una Lazio che sta facendo una grande stagione e un bellissimo calcio. Domenica ho visto una Roma diversa, una Roma che sa stare in campo. Molto distante da quella di Napoli, ma ero arrivato solo da un giorno e i nazionali erano appena rientrati. Il progresso, la crescita è notevole. A Napoli avevamo fatto una partita buonina, ma eravamo stati troppo timidi, non avevamo mai provato a vincere", ha aggiunto.

Con un Dybala ritrovato, però, tutto è più facile: "Lo vedo con il sorriso. Il sorriso è importante, chi arriva al campo col sorriso, come Paulo, facilita le cose e ti riempie il cuore. Dybala mi piaceva tanto già quand’era al Palermo. Per me sono tutti centrali, devono esserlo. Paulo è di un calcio superiore, ora gioca tanto perché sta bene, ma va salvaguardato. Lo tolgo non appena lo vedo stanco. Nel derby lui e Dovbyk hanno fatto un lavoro eccezionale, contribuendo al successo in modo decisivo".

Il ritorno di Ranieri ha riportato un po' di serenità in un ambiente stufo della mancanza di risultati e di una proprietà assente agli occhi dei tifosi. “I Friedkin hanno voglia di fare bene, di riportare in alto la Roma. Non parlano in pubblico? Perché, vedi altri americani, mi riferisco a proprietari di squadre, che rilasciano interviste o semplici dichiarazioni? Gli americani sono fatti così. Affidano i compiti alle persone che scelgono e se non vanno bene le cambiano”, ha concluso.