C’è un tempo per tutto nella vita. Nella carriera di un calciatore, di qualsiasi categoria, il momento più difficile è sicuramente la fine. Quella fase in cui metabolizzi che il fisico non segue più la testa, che le gambe non vanno più come un tempo. Quei momenti in cui al campo da gioco si alterna con sempre più frequenza la panchina e spesso anche la tribuna. E’ quello l’attimo in cui dire “basta” è la soluzione migliore per tutti. Per i tifosi che hanno inneggiato al tuo nome per tanti anni, per il calciatore che così non lascia un’immagine negativa all’esterno, per la famiglia intorno che finalmente può godersi l’uomo con più tempo a disposizione. Claudio Marchisio ha scelto il momento giusto per dire basta.
Cresciuto e vissuto a pane e Juventus, è stato il simbolo di una squadra costretta a ricostruirsi dopo il dramma sportivo di Calciopoli. Dalla Serie B agli scudetti in serie. Dalla Serie B alla Nazionale, alle finali di Champions. Dalla Juve di Deschamps, Ranieri, Zaccheroni, Delneri a quella di Conte e Allegri. Ne ha vissute di situazioni il “Principino” in maglia bianconera. Di emozioni, non ultima la sua conferenza d’addio proprio nella sua seconda casa, la Juventus.
"Vi ho chiesto di venire qui oggi perché ho deciso di ritirarmi. È stata una decisione ponderata, ma difficile. Il mio è stato il sogno di un ragazzo che ha capito di avere talento. Ma il talento non basta. Serve la testa, la dedizione e tanta fortuna. Di fortuna nella mia carriera ne ho avuta tanta; ho avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Ho avuto persone che mi hanno aiutato tanto, dagli allenatori ai dirigenti e ai compagni. Mi hanno regalato emozioni e momenti indimenticabili. Ho vissuto un sogno, ho dato sempre tutto. È stata un’estate molto difficile e complicata, cercavo di tornare in campo: la mia testa voleva fare qualcosa ma il mio corpo non reagiva più come volevo. Era giusto arrivare a questa decisione, non è importante l'età. È importante ciò che senti dentro. Negli ultimi mesi sono arrivate delle offerte importanti da altri continenti. Ritrovandomi qui mi arrivano grandi emozioni, perché dentro il mio sogno ho vissuto tantissimi momenti, scritti qui vicino, al Museum. Tutt'ora c'è la mia prima medaglia, il mio primo scudetto. Ho vinto tantissimo, con i miei compagni e queste emozioni rimarranno sempre dentro di me. Voglio ringraziare tutti, in primis la mia famiglia che mi è sempre stata vicina, mia moglie e i miei figli. Sono un ragazzo cresciuto nella provincia di Torino che sognava la sua squadra del cuore e ho realizzato questo sogno grazie alla mia famiglia. Sono molto emozionato, devo ammetterlo, ma adesso cambia tutto. Finisce una parte della mia vita e inizia un nuovo percorso. La mia famiglia mi ha insegnato che non bisogna avere paura del futuro, ma guardarlo con curiosità. Non so cosa farò, ma non mi precludo niente. Non so se farò l'allenatore o qualche altra cosa. E' giunto il momento di staccarmi, prendermi un po' di tempo per la mia famiglia. Ringrazio tutti, voi che siete qui ad ascoltarmi e tutte le persone che mi hanno regalato tanto"
Tutti in piedi allora è il momento di salutare al meglio “Il principino”. Grazie di tutto Claudio. Grazie per aver onorato sempre sino in fondo la maglia bianconera. Grazie per aver rappresentato nei fatti il sogno di tantissimi tifosi juventini. Questo non è un addio, ma semplicemente un arrivederci.