OGGI CON BORZILLO

Cuore tifoso Inter: io sto con l'allenatore

Antonio Conte parla di gap da colmare, ma il processo per iniziare a farlo è cominciato

Certo, non è che sei felice, salti sul letto e balli di gioia; perché perdere dà sempre fastidio, quando poi perdi con la Juventus forse il fastidio è anche superiore. Purtroppo, e sottolineo tre/quattro/cinque volte purtroppo, sembra che questa sconfitta, sommata a quella subita quattro giorni prima – quattro, non quaranta – a Barcellona, abbia di nuovo aperto polemiche sterili ed inutili da parte di certa tifoseria. Perché, a ben guardare, l’Inter perde sì due partite di fila, basta leggere i risultati per rendersene conto, ma sempre col minimo scarto e dando filo da torcere a compagini che si possono tranquillamente annoverare tra le prime cinque o sei al mondo. Non in Italia, al mondo, che forse alcuni non hanno ben chiaro il concetto e allora vediamo di farglielo capire esprimendolo più e più volte.

I nerazzurri, dal mio personalissimo punto di vista, non hanno fatto male, in Champions soprattutto; ma anche contro i campioni d’Italia in carica, sotto dopo quattro minuti per una banale distrazione, hanno ricominciato a giocare, trovato il pareggio, perso un uomo fondamentale negli schemi di Conte quale è attualmente Sensi e si sono arresi a dieci minuti dalla fine per una magia di Higuain, abilissimo nell’infilarsi nelle maglie sempre un filo larghe della difesa a tre. Ecco, casomai trovo ci sia da parlare di questa difesa a tre; che, domando scusa, continua a non convincermi. Poi i numeri danno ragione al tecnico di Lecce, e i numeri non sono chiacchiere, ma quando l’asticella si alza, quando vai ad affrontare avversari di spessore con campioni tra le proprie fila, quelle magagne che riesci a nascondere contro squadre tecnicamente inferiori le paghi immediatamente. Forse, ma del senno del poi son piene le fosse recita un proverbio vecchio quanto Matusalemme, Conte avrebbe potuto, all’atto della richiesta di cambio da parte di Godin per un dolore al ginocchio, abbassare D’Ambrosio creando difesa a quattro, con De Vrij e Skriniar centrali ed Asamoah a sinistra, inserendo Candreva per dare propulsione alla fascia destra riempiendo, magari, un centrocampo che appariva in difficoltà. 

Lungi da me polemizzare con Antonio Conte, di cui sono il primo sostenitore da tempo immemore, ma ho avuto l’impressione che, forse, la partita si sarebbe potuta giocare diversamente.
Comunque sia non è successo nulla, usciamo battuti da due battaglie contro colossi del pallone senza ossa rotte. La strada è lunga, Conte lo aveva detto in epoche non sospette; pazienza, costanza e lavoro. Ed io sto con lui.
 

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