Sembrava un affare a un passo dalla conclusione, ma alla fine il matrimonio tre Paratici e il Milan non s'ha da fare. Sono diverse e non ancora del tutto chiare le ragione che hanno portato la trattativa a rallentare prima e arenarsi definitivamente poi: al momento l'unica certezza è che i rossoneri dovranno riaprire l'ormai famigerato casting per il ds. A contendersi il posto dovrebbero essere in tre: Igli Tare, Tony D'Amico e Giovanni Manna.
TARE, L'UOMO DI IBRA
Prima che si intensificassero i contatti tra Giorgio Furlani e Fabio Paratici, la scelta del Milan sembrava essere ricaduta su un dirigente che conosce molto bene la Serie A, Igli Tare. L'ex Lazio, secondo quanto filtra, era il candidato scelto da Zlatan Ibrahimovic e, ad oggi, sarebbe la pista più percorribile: l'albanese è senza squadra da due anni e una chiamata dei rossoneri potrebbe stuzzicarlo non poco.
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© Getty Images|Milinkovic-Savic: arrivato da semi sconosciuto per 12 milioni dal Genk, il serbo è presto diventato uno dei migliori centrocampisti della Serie A. È stato ceduto per 40 milioni all'Al-Hilal
© Getty Images|Stefan De Vrij: acquistato per 7 milioni dal Feyenoord, si è trasferito a parametro zero quando il suo valore di mercato per Transfermarkt era intorno ai 40 milioni
© Getty Images|Mauro Zarate, un talento che non ha forse rispettato le attese ma che alla Lazio ha fatto molto bene: 34 gol e 26 assist in 126 presenze
© Getty Images|Keita Balde, una delle operazioni di player trading meglio riuscite a Tare: comprato per 300mila euro e rivenduto a 30 milioni
© Getty Images|Luis Alberto: arrivato da perfetto sconosciuto, in poco tempo è diventato una delle migliori mezze ali della Serie A. Il tabellino segna 52 gol e 79 assist in 307 presenze. E pensare che a Roma è arrivato per poco più di 7 milioni
© Getty Images|Cosa aggiungere su Ciro Immobile? Per raccontare la sua parabola alla Lazio bastano i numeri: acquistato per 9 milioni, in 7 anni a Roma è diventato il marcatore all time del club con 207 gol e 54 assist in 340 partite. Leggenda
© Getty Images|Joaquin Correa, il Tucu rientra tra le plusvalenze migliori di Tare: comprato a 17 e rivenduto a poco meno di 30 milioni
© Getty Images|Il "profeta" Hernanes è stato uno dei giocatori più amati della Lazio: pescato dal San Paolo, a Roma ha lasciato il segno con 41 gol e 23 assist in 156 partite
© Getty Images|Felipe Anderson è un altro dei giocatori comprati a poco e rivenduti a molto da Tare: preso a 7,5 milioni dal San Paolo e ceduto a 38 al West Ham
© Getty Images|Lulic è una bandiera della Lazio: scovato da Tare nello Young Boys, ha giocato 10 anni nella Capitale. Il gol in finale di Coppa Italia contro l'ha Roma l'ha reso leggenda per il popolo biancoceleste
© Getty Images|Stephan Lichtsteiner è stato una colonna della Lazio prima di trasferirsi alla Juventus
© Getty Images|Miro Klose è stato preso a zero dal Bayern Monaco quando a molti sembrava finito: Tare ci ha creduto e il tedesco l'ha ripagato diventando un totem del club con 63 gol e 35 assist in 171 partite
© Getty Images|Antonio Candreva: preso a 8 milioni dall'Udinese, è stato rivenduto per 22 all'Inter
© Getty Images|Lucas Biglia è stato pescato da Tare a 8 milioni quando ancora giocava nell'Anderlecht per poi essere venduto al Milan per poco meno di 20 milioni
© Getty Images|Non solo calciatori, Igli Tare ha il merito di aver dato la prima possibilità in Serie A a Simone Inzaghi, uno dei migliori allenatori italiani in circolazione
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Bomber in campo, scopritore di talenti dietro la scrivania, Tare è stato nella dirigenza della Lazio dal 2008, anno in cui ha svestito la maglia biancoceleste e appeso gli scarpini al chiodo, fino al 2023. Nel 2008 l’albanese diventa coordinatore dell'area tecnica, lavorando a braccetto con Guglielmo Acri per quello che riguardava il mercato in uscita. Dall’anno successivo, con l'addio di Walter Sabatini, diventa il nuovo direttore sportivo della Lazio. Nei 15 anni da direttore nel club della Capitale, Tare, sulle orme del suo predecessore, si è dimostrato un grande scopritore di talenti: sono tantissimi i calciatori portati a Roma per pochi milioni e rivenduti a cifre monstre, ragione per cui a Casa Milan il suo nome è molto apprezzato. Tra i suoi colpi migliori c'è sicuramente Milinkovic Savic, prelevato dal Genk per 14 milioni (strappandolo in extremis alla Fiorentina) e rivenduto a 40.
TONY D'AMICO, L'ARCHITETTO DELLA DEA VINCENTE
Uno dei nuovi nomi usciti dopo la brusca frenata con Paratici è quello di Tony D'Amico. Attualmente direttore sportivo dell'Atalanta, D'Amico è sbarcato a Bergamo nel 2022 dopo l'ottimo lavoro svolto all'Hellas Verona. Il 45enne alla Dea aveva il difficile compito di non fare rimpiangere un maestro come Giovanni Sartori e, seppur con un metodo di lavoro diverso, l'obiettivo è stato sicuramente raggiunto: grazie ai suoi acquisti (Lookman, Scamacca, Hojlund, Ederson e Hien solo per citarne alcuni) la Dea ha vinto il primo trofeo europeo della sua storia, l'Europa League. A differenza del suo predecesore, D'Amico ha dimostrato di saper scegliere giocatori più "pronti all'uso", un aspetto non secondario quando si diventa direttore sportivo di una big: al Milan non c'è il tempo di aspettare un calciatore, De Ketelaere docet. Al termine della stagione a Zingonia potrebbe arrivare l'addio di Gasp, con la chiusura definitiva di questo straordinario ciclo: D'Amico potrebbe prendere la palla al balzo per voltare pagina e iniziare una nuova avventura a Milano.
GIOVANNI MANNA, LA SORPRESA
Il terzo candidato è un nome a sorpresa: Giovanni Manna. Attualmente direttore sportivo del Napoli, Manna è un dirigente giovane (appena 36 anni) ma ha già un curriculum pesante: prima di approdare in Campania è stato il responsabile dell'under19 prima e ds dell'under23 poi alla Juventus. A prova della bontà del lavoro nei suoi anni a Torino ci sono tutti i giocatori usciti dalla seconda squadra bianconera: da Soulè e Hujisen fino a Yildiz. Il primo mercato da direttore del Napoli è stato a due facce: da un lato quella sorridente dei McTominay, Neres e Buongiorno, dall'altro i problemi di gestione dei casi Kvara e Osimhen. Nonostante qualche piccolo incidente di percorso, il bilancio di De Laurentiis sui primi 12 mesi in azzurro di Manna è assolutamente positivo. Ragione per cui, oltre che Manna stesso, il Milan dovrà convincere anche il numero uno azzurro a lasciare andare il direttore con cui si stava provando a costruire un nuovo corso.