L'INTERVISTA

Napoli, Koulibaly: "Non mi direbbero mai 'buu' in faccia"

Il difensore azzurro in prima linea contro il razzismo: "I napoletani non avrebbero mai scritto una lettera come quella degli interisti a Lukaku"

"Questi idioti che gridano 'buu' negli stadi, non lo farebbero mai davanti a me, faccia a faccia". Kalidou Koulibaly, sempre in prima linea contro il razzismo, si racconta a L'Equipe Magazine. "Tutti dicono che l'Italia è un Paese di razzisti, che gli stranieri sono frenati dal venire qui per tutto quello che si sente. Ma posso dire che Napoli è tutta un'altra cosa", 

Il difensore del Napoli è stato vittima a San Siro, durante la scorsa stagione, di cori razzisti, ma a Napoli, confessa, si è sempre trovato bene: "Io mi trovo benissimo, la mia famiglia è stata accolta molto bene e anche i miei amici, quando mi vengono a trovare, sono felicissimi. E poi la bellezza di questi luoghi è qualcosa di incredibile. Dimostrando a certa gente che siamo fra i migliori possiamo combattere il razzismo. E se riuscissi a vincere un trofeo, in Italia o in Europa, questa lotta avrebbe ancora più risonanza”. 

Koulibaly adotta una posizione dura nei confronti di quanto è accaduto a Romelu Lukaku. Il numero 9 dell'Inter, dopo essere stato bersagliato da una serie di 'buu' razzisti durante il match contro il Cagliari alla Sardegna Arena, ha ricevuto una lettera di dubbio gusto dalla Curva Nord nerazzurra. "I tifosi napoletani non avrebbero mai potuto scrivere una lettera come quella mandata a Lukaku, perché c'è tanto amore. Come possono dire che i 'buu' non sono atti di razzismo? È ovvio che veniamo discriminati per il colore della nostra pelle. Vorrei vedere queste persone passare quello che passiamo noi, fa davvero male". 

In Italia, recentemente, ci sono stati numerosi episodi di razzismo e per questo motivo alcune società hanno iniziato a prendere provvedimenti in materia. Le norme stanno gradualmente diventando più severe nei confronti di chi si macchia di atti come fischiare un giocatore di colore. Ma c'è ancora molto da fare: "Le norme esistono e lo riconosco, ma si fa ancora una certa fatica ad applicarle. Non ho ancora visto dei tifosi banditi dagli stadi. E neanche multe pesanti o punti tolti in classifica. Bisognerebbe dare un esempio forte”.

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