Ridi e scherza, Maurizio Sarri - mentre neanche te ne accorgi - ti infila un esperimentino qua e un'intuizione là. Non in difesa, perché da lì nasce tutto anche nel gioco propositivo, potenzialmente sfacciato e soprattutto accelerato che è nel mazzo bianconero dell'ex manager del Chelsea. Insomma, sì, si è intravisto Demiral che è forse stato il più chiacchierato dell'estate da parte di coloro che origliano lungo le mura della Continassa. Ed è giusto che Cuadrado venga ormai inserito nel novero delle certezze, più jolly di quanto già lo si immaginava jolly, più intelligente di quanto lo facessero, più titolare di tanti altri presunti titolari come spesso accade a quelli bravi e utili per gli allenatori. E' però altro che interessa a ridosso del terzo grande ciclo di partite stagionali. Ce l'ha detto Sarri dove, perché quando può parla sempre di loro, ovvero loro che compongono la cerniera motrice tra centrocampo e attacco. Che siano più centrocampisti o che siano più attaccanti, spesso mezzepunte.
Senza stare qui a fare il listone, non c'è dubbio che sia lì che Sarri sta lavorando sia in astratto che poi in concreto: test massivi in allenamento (con palla, raramente a secco), caratteristiche base da esaltare, dati da consultare. Per esempio Bernardeschi esautorato dalle catene della linea di destra o Ramsey che esordisce nel ruolo di Khedira, Bentancur in tutti e quattro i ruoli di centrocampo fino a quello di rifinitore, un mancino mezz'ala destra, un destro mezz'ala sinistra, Bernardeschi sottopunte uomo su uomo. Concentriamoci. per necessità. su due apparenti opposti: Douglas Costa (ala, punta esterna, tornante offensivo, fate voi) e Adrien Rabiot (regista a sorpresa in estate, quasi quarto di centrocampo a Brescia). Perché con loro qualcosa di nuovo Sarri & staff possono ancora farcelo vedere.
Prime cose, dal brasiliano che impazzire lo Stadium fa (quando ha voglia, quando mette la quinta marcia, quando è stimolato, quando sente la fiducia): Douglas Costa elastico da ala destra e guastatore offensivo è tanta roba, ma "costringe" la Juve a cedere campo per poi riconquistarlo giocando sulla furia. Un dato è sotto gli occhi di tutti: Dougy ha fatto benissimo, ma la sua assenza forzata ha improvvisamente acceso un modo diverso e più sarriano della Vecchia Signora di stare in campo. Possesso medio dal 50 al 60%, dai 70 palloni di Pjanic alla tripla cifra più ovviamente il baricentro del possesso articolato, rapido, e prolungato sulla trequarti avversaria. La soluzione che ci si può attendere è la seguente: che l'ex Bayern possa fare, ripetere ed elevare le sue giocate piantando la tenda della sua pericolosità offensiva nei 25/30 metri finali di campo.
Per Rabiot discorso più complesso e certamente più cervellotico, perché cervellotico è un po' anche lui. E soprattutto è tutto sinistro, in sovrapposizione (e sottoposizione) con questo Matuidi, bocciato nei pochi minuti a piede invertito a Parma. Il minutaggio non aiuta, ma il futuro può essere sempre e comunque e magari sorprendente per vie prettamente centrali: vice-Pjanic è una brutta parola per certi versi, ma ha un senso perché Bentancur può esplodere altrove; nel mucchione di coloro che si giocano il posto da falso trequartista ha un senso perché potrebbe stupire anche se stesso. Certo, oggi sembra una forzatura. Ma le cose nuove sono ancora dietro l'angolo. Fino a Natale, ossia quando toglieremo la carta ai pacchi...