L’Inter è seconda in classifica. Seconda, a un punto dalla Juventus, dopo aver perso lo scontro diretto orfana del suo miglior giocatore, con un centravanti leggermente infortunato, visibilmente limitato nella corsa e nei movimenti e, perché no, forse con qualche scelta del tecnico che avrebbe potuto essere diversa; ma a parlare col senno del poi siamo capaci tutti, quindi lasciamo stare l’argomento.
Cerchiamo invece di focalizzare il momento nerazzurro; secondi a un punto dalla capolista, insisto per chi pensa che forse siamo sesti a otto lunghezze dai bianconeri. La scorsa stagione a quest’ora non era una probabilità, era una certezza; meno otto e campionato chiuso a metà ottobre, controllare per credere. Romelu Lukaku in difficoltà; sarà, a me uno che segna tre gol alla sua prima stagione nel campionato italiano dopo 7 giornate, provenendo dalla Premier – e chi arriva dalla Premier fatica come un somaro per capire e studiare ritmi e difese nostrane – giocando una partita meno dei compagni e di chi, molto più beatificato, ha colpito gli avversari lo stesso, preciso, identico numero di volte, non pare in crisi. Casomai varrebbe la pena ricordare che Romelu non è nemmeno partito per Barcellona onde curarsi al meglio il fastidio che lo accompagna, non avesse avuto nulla e fosse stata semplice pretattica sarebbe comunque decollato senza calcare il tappeto verde del Camp Nou e che, nonostante il lieve problema fisico, si è di fatto caricato la squadra sulle spalle in quel di Marassi cambiando il volto di una partita che, dopo il gol doriano, si stava mettendo male.
Inutile poi spiegare, anche se tanto inutile non sembra, quanto Lukaku sia un centravanti atipico, portato più a facilitare l’inserimento dei compagni di squadra in area avversaria che non a entrarci lui, direttamente, nell’area avversaria. L’Inter va al tiro da fuori con molta più facilità, gli stessi centrocampisti (Vecino a parte) sono già andati in gol tutti quanti e Lautaro spesso si trova in quell’uno contro uno che tanto gradisce. La mia non è né vuol essere una difesa d’ufficio del centravanti belga, dal quale mi aspetto un ulteriore salto di qualità, maggior cattiveria sotto porta e quel pizzico di egoismo che trasforma l’attaccante in un grande attaccante. Tutte cose sulle quali Antonio Conte può e deve lavorare; del resto Romelu il nostro tecnico lo ha inseguito per anni, fin dai tempi del Chelsea. Si tratta semplicemente di aver fiducia; io, continuo a ripeterlo, mi fido di Conte. Ergo, per quale motivo arcano non dovrei fidarmi delle capacità di Lukaku?