Una pausa nazionali sulla cresta dell’onda per gli juventini. Giorni in cui tutto è patinato, nei quali il mondo è praticamente perfetto e l’unico vero dibattito (extracalcistico) ha riguardato la sovraesposizione di Merih Demiral. Il quale, calcisticamente, farebbe anche parte delle cose che vanno in discesa considerate le prestazioni contro Albania e Francia, soprattutto il test al Parco dei Principi che ne ha messo in mostra ancora una volta le doti di mastino e la crescita in termini di attenzione. Questo spaccato da favola, che va da Cristiano Ronaldo a quota 700 gol in carriera fino al Bonucci papà di tutti gli italiani azzurri, è figlio di una domenica sera non banale.
Il riferimento va ovviamente alla gara di San Siro contro l’Inter. La vittoria meritata, la prestazione, l’atteggiamento, il gol partita del cuore firmato da Gonzalo Higuain, l’impatto di Dybala, la sistematica pericolosità di CR7, i mille milioni e che palloni distribuiti da Pjanic, eccetera. Giorni segnati però principalmente dalle conseguenze di ciò che lo juventino ha vissuto: il sorpasso sull’Inter, la sconfitta di Conte, il nuovo primato in classifica che si è abituati a vivere con nonchalance e anzi anche quella leggera sensazione di invincibilità. E’ la sensazione più bella, ma sarebbe anche la più pericolosa non fosse che siamo la Juventus. Però in tanti di questo gruppo, a partire da Sarri e dallo staff, non hanno ancora terminato (anzi) il percorso di immersione nella Juventus. E Conte non va cancellato perché sconfitto, Marotta non va sbeffeggiato perché ridimensionato e con già i primi problemi della rosa corta dovuti al brutto infortunio patito da Alexis Sanchez, perché a quel punto il più grande nemico di noi stessi saremmo noi stessi. Anzi, lo siamo già.
Siamo in estasi, ammettiamolo. Riusciamo a vedere un assoluto lato positivo perfino nell’antipatica situazione in cui si è infilato un eroe di questi tempi come Mario Mandzukic. E poi o Buffon racconta storie, De Sciglio e Danilo tornano e ce li eravamo quasi dimenticati, Alex Sandro è diventato un robot, Khedira e Matuidi sono quelli del 2010 e del 2018, Bernardeschi è un punto di riferimento dell’Italia che si è messa in vetrina in vista degli Europei, Bentancur fa anche gli assist, Rabiot e Ramsey saranno il prossimo buon motivo per sentirsi bravi e forti. Insomma, una sensazione generale di benessere che ci culla quando siamo soltanto a metà ottobre. Sarri che non ne sbaglia mezza, Martusciello che è pure simpatico oltre che juventino, Chiellini con le stampelle e Barzagli che fa fare il dettato ai difensori nel ruolo dei nostri eterni garanti. Tutto magnifico, fino al primo risultato deludente. Poi il calcio e le sensazioni ripartiranno da zero. Tutto verrà rivalutato. Anche soltanto per tre giorni. Se siamo davvero bravi e forti, prepariamoci prima. Intanto però niente scherzi: sei punti in casa tra Bologna e Lokomotiv, giusto per rimanere più a lungo possibile con la testa tra le nuvole e galleggiare dentro una stagione da percorso netto...