Siamo alla seconda edizione di quella che era ancora la Parigi-Dakar e al via si schierarono anche quattro buontemponi in sella ad altrettante Vespa P200E. Due di esse riuscirono addirittura a completare il percorso.
Il ceco Ivo Kastan, reduce da otto Dakar, nel 2009 si iscrisse con una pit-bike, una Rahier Honda Mk2. Naturalmente non riuscì a tagliare il traguardo, ma concluse comunque diverse tappe.
Nel corso dell’edizione 2015 Emilio Radaelli – team chief di Audi Sport Italia – e Michele Cinotto hanno dato vita alla Titano. La vettura è una quattro ruote motrici dalla forma particolarissima.
Ha avuto miglior fortuna la Renault 4 dei fratelli Claude e Bernard Marreau: alla Dakar 1979 chiusero addirittura quinti assoluti e secondi tra le auto.
Tornando all’edizione inaugurale, furono ben sette le Fiat Campagnola che si lanciarono nell’avventura e quattro di queste raggiunsero il lago rosa di Dakar.
All’edizione del 1981 si schierò una Rolls Royce Corniche: la guidava Thierry De Montcorgé che aveva scommesso con gli amici di poter prendere parte alla celebre maratona africana con questa vettura.
Non possiamo tralasciare l’incredibile doppietta delle Porsche 959 all’edizione 1986: un’impresa incredibile per una vettura con queste caratteristiche.
Passando ai giorni nostri, merita una citazione la Citröen 2 Cv del 1963 che nel 2007 partecipò alla Lisbona-Dakar: per l’occasione il telaio e le sospensioni furono rinforzate e i due motori, provenienti da una Citröen Visa, furono potenziati.
Meglio andò alla friggitrice guidata da Hervé Diers durante la Dakar 2009: l’auto era un pick-up Toyota su cui era stata montata una vera friggitrice. Il team Ch’ti Friterie aveva lo scopo di promuovere l’omonima attività.