No, non è decisiva: ha sentenziato Inzaghi. Match difficile, ma il campionato non finisce a San Siro: ha ribadito Allegri. Bene, crediamo alle loro parole, scontate e "obbligate" in un gioco di finte reciproche. Perché? Perché è sicuramente vero che Inter-Juve non aggiudica lo scudetto. Chi può dire il contrario? Appurato questo, però, lasciamo loro la scaramanzia. E il sottinteso. Sappiamo tutti bene, infatti, che quella di stasera sarà per il campionato una tappa fondamentale. A livello psicologico, soprattutto, più di quanto non diranno i punti. Prima contro seconda, allungo o sorpasso (con l'asterisco). Oppure ancora tutto invariato, con la terza (in)comoda, il Milan, che classifica alla mano avrebbe a quel punto di che sperare, se non credere. Rispetto all'andata poco è cambiato: allora l'Inter era avanti di due punti, ora di uno (più il bonus di quelli in gioco a fine febbraio contro l'Atalanta, bonus che però va incassato per diventare reale), allora c'era un Lautaro formato Scarpa d'Oro che tale è rimasto, oggi c'è un Vlahovic che contro i nerazzurri si sbloccò e da lì non si è più fermato. L'impressione? Beh, crediamo che sia Inzaghi che Allegri non siamo intenzionati a speculare sul risultato come invece avvenne a Torino. Ma è pur vero che per il tecnico interista c'è un solo risultato che potrà regalargli il sorriso, per quello juventino anche un pareggio potrà invece valerlo. A bocce ferme almeno, poi il campo racconterà magari sviluppi diversi.
Ma come arrivano l'uno e l'altro al faccia a faccia di San Siro? Schermaglie verbali a parte (faccende di guardie e ladri, di cavalli, di tennisti e altro ancora), il pari contro l'Empoli ha cambiato inevitabilmente la prospettiva allegriana: il calendario più favorevole e le prossime fatiche di Champions dei nerazzurri restano però ancora un "plus" importante dal punto di vista mentale. E Inzaghi? Difficile, anzi impossibile, pretendere di più guardandosi alle spalle: tutti gli ostacoli superati, una Supercoppa vinta, e quella fastidiosa sensazione data dalla rincorsa "asteriscata" immediatamente allontanata dal successo contro la Fiorentina. Insomma, sia Inter che Juve stanno bene e, soprattutto, sono al gran completo o quasi, se è vero che mancano i soli Cuadrado (lungodegente interista) e Milik squalificato. Inzaghi ritrova Barella e Calhanoglu, Allegri rispolvera Rabiot e Chiesa. Ne giovano loro e, si spera, lo spettacolo.
Formazioni? Le migliori. L'Inter è fatta, Darmian e Dimarco sulle fasce, Mkhitaryan a centrocampo con i due rientranti succitati, Lautaro e Thuram davanti e a protezione di Sommer il trio Pavard-Acerbi-Bastoni. Della Juve, senza grandi azzardi, possiamo dire lo stesso: dei giocatori recuperati, Allegri è intenzionato a schierare dall'inizio il solo Rabiot, Chiesa è destinato a partire dalla panchina. Davanti, con Vlahovic, ci sarà Yildiz. A centrocampo, col francese, Locatelli e McKennie, sugli esterni Kostic e Cambiaso. In difesa, con Szczesny, le certezze: Danilo, Bremer e Gatti. Modulo speculare, dunque, filosofie diverse, si sa. Identico però obiettivo: destabilizzare l'avversario. Ancor più dei punti, peserà, pensiamo, l'impatto psicologico e ciò che ne conseguirà.